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CAIVANO. Si traccia il confine tra agiati e affamati. I secondi si siedono a tavola

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CAIVANO – È bastata la notizia della conferenza stampa del Sindaco Enzo Falco che si terrà domani alle 17:30 e che forse servirà ad illustrare le motivazioni del ritiro delle sue dimissioni, che a mezzo social si è scatenato l’inferno.

Ovviamente su questo bisogna dare atto al Sindaco Enzo Falco quando scrive che è molto più facile parlare davanti ad un monitor e una tastiera che in Consiglio Comunale e oggi oltre a leggere uno dei post fiumi di Antonio Angelino abbiamo anche assistito al battesimo giornalistico della consigliera Orsella Russo.

Peccato però, e forse qui sarò ridondante, che quando quest’amministrazione ha dato la possibilità di formulare atti e denunce da sottoporre alle autorità giudiziarie coloro che si apprestano a usare paroloni, cercando di fare leva sulla suscettibilità dei cittadini, hanno avuto paura di eventuali ritorsioni e/o mancate “coperture” a livello politico sovracomunale.

Così oggi i caivanesi hanno dovuto sorbirsi di nuovo le dichiarazioni di facciata del Consigliere Angelino che dopo aver tentato, attraverso emissari di opposizione che hanno fatto arrivare la voce al Sindaco, di voler far parte anche lui di un governo di Salute Pubblica, tenta di ricostituirsi di nuovo l’immagine del politico coerente, di colui a cui non piacciono le ammucchiate ma che quando si parlava di responsabilità la parola ammucchiata veniva artatamente accantonata.

Se a tali osservazioni dovesse servire anche qualche altra prova, più di quante non siano state già fornite durante questi giorni, la si può ritrovare tra le parole del Consigliere Gaetano Ponticelli che una volta letto quanto scriveva il leader di Caivano Conta si è precipitato anche lui su Facebook accusandolo di essere uno che pensa solo al proprio tornaconto e che l’unica sua grande manovra al momento sia stata quella della fandonia architettata ad arte per creare consenso personale mettendo il paese in eterna campagna elettorale.

Riferendosi poi al gruppo Caivano Conta nella sua interezza il Consigliere azzurro scrive: “Non possiamo stare dietro ad una forza politica che pensa di parlare a nome di tutti dicendo menzogne in continuazione, non possiamo pensare che la politica possa diventare strumento per proprie aspirazioni di rivalsa dopo una sconfitta anche a scapito di tutti. CaivanoConta non ha proposte, CaivanoConta non pone alternative alla sua volontà di imperio assoluto, non guarda al bene comune se non per propria proposta. Probabilmente l’agiatezza che possono permettersi i loro membri fa sì che trascurino chi davvero a Caivano ha problemi”.

A quali menzogne allude Gaetano Ponticelli? Sicuramente a quelle inerenti la vendita a tutti i costi dell’immagine della vera alternativa, quando si è sputati nel piatto in cui si voleva o si è tentato di mangiare. Poi il forzista apre uno spartiacque nella politica caivanese, uno squarcio sociale che, spiace ammetterlo, rappresenta nella sua interezza l’attuale fotografia della classe dirigente caivanese.

Individua tra i politici nostrani gli agiati, i figli di papà, i radical chic e li contrappone ai meno abbienti, agli ignoranti, ai problematici, insomma, agli affamati.

In entrambi i casi, chi è nel giusto e chi davvero pratica la politica per interessi collettivi non vorrebbe essere da nessuna delle due parti, perché classificandosi in ognuna di queste equivarrebbe al fallimento personale e politico ed è quello che sta accadendo nell’Aula consiliare caivanese. Una vera e propria lotta di classe che pone gli uni contro gli altri ma che tutti vorrebbero essere dalla stessa parte, ossia dalla parte del Recovery Fund, dei fondi PNRR e di tutto quello che dovrebbe accadere.

Solo che, in questo caso, purtroppo per i caivanesi, il mondo è di chi se lo piglia e mentre i radical chic, giovani e sprovveduti, con la mangiatoia posta troppo in basso per potersi alzare e combattere, assistono al sacco della propria città – qualcuno lo fa da remoto in una comoda stanza milanese – coloro che hanno fame e che sono cresciuti per strada, continuano ancora ad alimentare le stesse amicizie di sempre riuscendo anche ad accontentare le loro richieste tramite il loro lavoro di “gestione pubblica”, riescono a mettere le mani sulla città e scendere a compromessi con chi è preposto a pigiare i bottoni nella sala di comando.

Ovviamente da questo quadro desolante, si è riusciti a capire con largo anticipo quale sarà l’assetto geopolitico di Caivano all’indomani della conferenza stampa del Sindaco e del conseguente ritiro delle dimissioni. In poche parole, cambierà tutto per non cambiare niente ma per aggiungere qualche posto in più al tavolo dove si mangia.

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CAIVANO. Flop Carovana Rosa. Quanto dichiara Dispenza indigna la parte sana della città, compreso il Direttore di Minformo

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CAIVANO – Ero molto combattuto dal dover esprimere la mia opinione su quanto dichiarato dalle autorità caivanesi all’indomani del flop – perché in questa città è ora di dare il nome giusto alle cose – ottenuto all’evento della Carovana Rosa al Parco Livatino.

È giunta l’ora di dire basta alle strumentalizzazioni, alle etichette e agli opportunismi. Caivano è si terra di camorra, di politici corrotti e di assoggettamento alla criminalità. Ma Caivano è anche città di gente perbene, laboriosa, professionisti, artisti e sportivi che militano nelle più alte categorie nazionali.

Il flop all’evento del Giro d’Italia non è dovuto alla mancata voglia di recepire segnali di legalità da parte dei caivanesi come dichiarato dal viceprefetto Filippo Dispenza ma è dovuto ad una scarsa organizzazione e ad una scarsissima Comunicazione e chi lo sta scrivendo, parla con cognizione di causa, dato che si vanta di essere un professionista serio e perbene della società caivanese nel campo della Comunicazione.

Un evento nato e finito nell’inesistenza mediatica assoluta. Nessuno sapeva di questo evento e per giunta organizzato in un Parco, dove bastava solo bonificarlo e sorvegliarlo per sottrarlo ai narcotrafficanti e tossicodipendenti non certamente per usarlo come centro nevralgico degli eventi cittiadini. Un evento locato in un parco dislocato, lontano dal centro, organizzato di mattina quando la gente perbene di Caivano lavora e dove le massaie che avrebbero dovuto accompagnare i figli, non si sarebbero mai sognate di fare chilometri a piedi sotto il sole.

Per questo motivo, chi è incapace di amministrare e chi non conosce il territorio, deve smetterla di fare il Polizione dell’Interpol con la convizione di essere venuto a Caivano a fare una guerra metropolitana contro 36mila camorristi e spacciatori.

Assumersi le proprie responsabilità e ammettere di stare a governare male una città complesssa come Caivano è la prima di ogni azione nobile e onesta che si potrebbe fare.

Perchè se si vuole scendere sul personale contro ogni caivanese – dato che io dalle dichiarazioni di Dispenza mi sento più che offeso – col famoso sistema del “chi songhe io e chi si tu” allora chiedo al viceprefetto Dispenza di spiegare ai caivanesi cosa è successo nel suo recente passato a Vittoria in Provincia di Ragusa quando anche lì ricopriva il ruolo di Commissario Prefettizio?

I colleghi giornalisti siciliani de “isiciliani.it” tra la primavera e l’estate del 2020 scrivevano di un rapporto di amicizia tra il Commissario Dispenza e un certo Antonio Calogero Montante imprenditore ex icona antimafia, condannato in primo grado dal Tribunale di Caltanissetta a 14 anni di reclusione per associazione per delinquere di stampo mafioso. Scrivevano inoltre, che grazie a tale rapporto si è agevolato l’assuzione del figlio di Dispenza ad opera della Ksm e, in successione, di altre società del gruppo, e che tale assunzione è inserita dagli inquirenti nella lista dei favori richiesti a Montante e da questi concessi.

Sono sicuro che il Dispenza saprà giustificare queste accuse ricevute in passato e sono sicuro che la sua integerrimità farà sì che egli risulti totalmente estraneo a questi fatti ma i quesiti sorgono solo per fare una riflessione insieme al commissario e ai lettori che mi leggono.

Vorremmo essere sicuri che oggi chi ci amministra e chi addita i caivanesi come quelli ostativi nei confronti della legalità sia per primo lontano anni luce da certi ambienti e sapere se sono vere o no quelle notizie riportate dai colleghi. Tutto qui!

Anche perché il Commissario Dispenza, come tutti quanti gli esseri umani, non è un uomo unto dal Signore né detiene il monopolio dell’antimafia ma deve comoprendere solo che è il contesto in cui è stato catapultato è montato solo come un caso mediatico e strumentale e il fatto che oggi tutti i caivanesi siano vittime di etichette e generalizzazioni negative non fa altro che indignare la parte sana della città che stanca ora grida BASTA! Quindi BASTA!

Un umile caivanese onesto stanco delle strumentalizzazioni e che pretende rispetto dalle autorità!

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De Luca torna sull’argomento: “Don Patriciello non ha il monopolio della lotta contro la camorra”

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NAPOLI – Non si placa la polemica intorno alle parole dichiarate dal Governatore De Luca nel suo intervento social a riguardo la satira usata nei confronti del prete Maurizio Patriciello.

Dopo il botta e risposta avuto direttamente con la Premier Meloni, il Presidente della Regione Campania è tornato di nuovo sull’argomento e alcuni minuti fa, attraverso la sua pagina social ha scritto: “In relazione al polverone sollevato dall’on. Meloni, che non ha evidentemente nulla di serio di cui parlare, è utile precisare che la mia battuta non riguarda don Patriciello, ma la scorrettezza di chi ha strumentalizzato a fini di propaganda politica – quando ha presentato l’ipotesi di premierato – figure pubbliche che non c’entrano nulla con le riforme costituzionali.

Quanto a don Patriciello, sia detto con il massimo rispetto, ma con assoluta e definitiva chiarezza, che apprezziamo le sue battaglie, ma che non ha il monopolio della lotta contro la camorra. Ci sono innumerevoli cittadini, lavoratori, uomini di Chiesa e giovani, che sono quotidianamente e silenziosamente impegnati in questa battaglia. E che qualcuno di noi questa battaglia la fa da cinquant’anni, e magari avendo rinunciato a ogni scorta.

Per il resto, siamo impegnati oggi in un lavoro importante e positivo, anche con il contributo fondamentale del mondo religioso, sui temi della famiglia e della relativa legge regionale a cui stiamo lavorando. E stiamo combattendo, da soli, per sbloccare le risorse decisive per aprire cantieri e creare lavoro.

Suggerirei a don Patriciello, amichevolmente, di avere un po’ più di ironia, soprattutto quando ci si presenta non sul piano dei rapporti istituzionali relativi alla tutela del nostro territorio, ma sul piano improprio della politica politicante”.

Il pensiero che parecchi cittadini hanno sempre formulato ma che hanno sempre represso finalmente si è palesato nelle parole del Governatore De Luca. Come li definiva Leonardo Sciascia, questi personaggi possono essere ascritti tra i “professionisti dell’antimafia” mentre c’è gente che in maniera silente e mettendo a repentaglio la propria vita, senza alcuna protezione, lotta contro la criminalità mettendo alla luce tutte le sue malefatte ogni giorno.

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CAIVANO. Occupazioni abusive al Parco Verde. Dissequestrate due abitazioni dal Tribunale del Riesame.

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CAIVANO – Prosegue il processo di legalità nel comune gialloverde e precisamente al Parco Verde. I lavori della Procura volti ad individuare le occupazioni abusive all’interno dell’agglomerato caivanese stanno proseguendo e all’interno di essi c’è da registrare l’ottimo lavoro svolto dall’Avv. penalista e Prof. di Diritto Penale Michele Dulvi Corcione che è riuscito a dimostrare l’estraneità ai fatti contestati per due famiglie sue assistite.

Infatti, per due famiglie caivanesi del Parco Verde è terminato l’incubo grazie al fatto che il Tribunale del Riesame di Santa Maria Capua Vetere ha annullato il sequestro degli immobili che secondo la Procura della Repubblica risultavano essere occupati abusivamente.

A quanto pare, queste, sono state le uniche due famiglie a godere di tale provvedimento. Come ebbe a dire anche il Prefetto Michele Di Bari, ogni caso è a se e queste due famiglie, grazie al solerte lavoro del loro avvocato, sono riuscite a dimostrare l’effettivo lecito utilizzo del proprio immobile. Tutto bene ciò che finisce bene.

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